Il 27 gennaio 2012, al termine del Consiglio dei Ministri, il Presidente del Consiglio Mario Monti ha annunciato di voler sottoporre a consultazione pubblica il tema del valore legale del titolo di studio, affidandone la gestione al Ministero dell’istruzione, dell’università e della ricerca. È una scelta che segna un elemento distintivo importante rispetto al passato. Quella che, in Europa, è oramai una prassi consolidata, in Italia ha trovato solo timide e sporadiche applicazioni.
C’è, da parte di tutti i componenti del Governo, la convinzione che debba essere tutta la cittadinanza (compresi i giovani) a contribuire alla ripresa economica, impegnandosi nella crescita e nello sviluppo. In quest’ottica, il contributo costruttivo di coloro che hanno un interesse o un’opinione diviene incentivo al miglioramento delle decisioni. Ne guadagnano le istituzioni, che accrescono la propria trasparenza; i cittadini, che guadagnano l’accessibilità all’attività del Governo; infine, ne guadagna il Paese intero, che si adegua agli standard dell’Unione europea.
L’idea di fondo è quella di trasformare la consultazione in un percorso, un elemento portante dell’azione di Governo che, prima di decidere, si ferma ad ascoltare la voce dei destinatari delle decisioni: i cittadini.
Qual è il tema della consultazione?
Perché una consultazione pubblica?
Come verrano utilizzati i contributi?
Il termine ultimo per partecipare alla consultazione è
il 24 aprile 2012
Per ulteriori chiarimenti sulle modalità di
svolgimento, è possibile inviare le relative richieste all’indirizzo di posta
elettronica: consultazionepubblica@istruzione.it.
Qual è il tema della consultazione?
Il valore legale del titolo di studio è stato oggetto, nel corso degli
ultimi anni, di un dibattito che ha coinvolto istituzioni, forze politiche e
larghi strati dell’opinione pubblica, a livello nazionale e, prima ancora,
europeo.
Il Servizio studi del Senato della Repubblica nel 2011 lo ha
definito così: un istituto giuridico che va “desunto dal complesso di
disposizioni che ricollegano un qualche effetto al conseguimento di un certo titolo
scolastico o accademico” (Cfr. "Il valore legale del titolo
di studio - Contesto europeo ed elementi di legislazione comparata",
Dossier n. 280/2011).
Le ragioni che contribuiscono a rendere il tema complesso sono tante. La più
importante è l’assenza di una disciplina normativa organica
dell’istituto, con due conseguenze. La prima, più generale, è che c’è
una pluralità di norme e strumenti normativi che disciplinano i titoli di
studio rilasciati da istituti autorizzati. La seconda conseguenza è che ci sono
almeno tre ambiti interessati dalle problematiche connesse al “valore legale
del titolo di studio”:
La consultazione del Ministero dell’istruzione, dell’università e della ricerca (MIUR) si concentra sui primi due aspetti (ai quali corrispondono le Tematiche I e II del Questionario). Non riguarda, invece, due categorie:
Un’apposita Sezione (Tematica III del Questionario) è
dedicata al tema della valutazione dei titoli di studio, sia
con riferimento all’accesso alle professioni regolamentate che con riferimento
all’accesso e alla progressione in carriera nel pubblico impiego.
L’ultima Sezione (Tematica IV del Questionario) è volta a
favorire il più possibile il dialogo aperto sulle Tematiche oggetto di
discussione, in linea con l’intento partecipativo a cui si ispira la procedura.
Si segnala che la consultazione non affronta le questioni, anche complesse, di
diritto nazionale e sovranazionale che verrebbero in rilievo in caso di riforme
dell’attuale disciplina del “valore legale del titolo di studio”. Si tratta,
infatti, di profili che è opportuno affrontare in un momento successivo agli
esiti della presente consultazione, il cui scopo principale è quello di
consentire all’opinione pubblica di esprimere il proprio orientamento
sull’argomento, dal punto di vista dei riflessi sulla società e su parte del
mondo del lavoro.
Al fine di migliorare la qualità della consultazione, anche in funzione di un
suo utilizzo futuro in relazione a nuovi temi, il MIUR ha pensato di introdurre
alcuni strumenti:
A conclusione del Questionario, il MIUR intende “sondare” il livello di apprezzamento degli utenti, al fine di orientare la programmazione di consultazioni future sulle effettive esigenze, aspettative e richieste dei cittadini (Appendice Aiutateci a migliorare).
Perché una consultazione
pubblica?
Lo scopo della consultazione è acquisire elementi di valutazione, spunti di
riflessione, osservazioni e proposte da parte di tutti gli interessati.
Consultare i cittadini sui temi di maggiore interesse per la società civile è
estremamente importante. L’apertura ai contributi esterni di coloro che hanno
un interesse nei confronti della decisione pubblica assicura numerosi benefici:
a. Primo tra tutti quello della trasparenza. Maggiore partecipazione alla costruzione dei contenuti delle decisioni significa assicurare ai cittadini uno strumento ulteriore di controllo sull’attività delle amministrazioni.
b. Secondo beneficio, non meno importante, è quello dell’accessibilità: per i cittadini, un governo più inclusivo e disposto ad ascoltare, e accogliere, le opinioni dei destinatari delle decisioni. A sua volta, dalla partecipazione il Governo trae indicazioni preziose, utili a modellare la propria attività sulla base delle esigenze concrete della “base”, i cittadini e le imprese.
c. Il terzo vantaggio, infine, è l’allineamento ai principi generali europei in tema di consultazioni pubbliche. In Europa, infatti, la condivisione dei contenuti delle decisioni pubbliche costituisce da tempo una prassi consolidata. Ed è proprio in questa direzione che muove il Governo. Rendere cioè lo strumento consultivo una pratica diffusa, da utilizzare in tutte le occasioni in cui un tema particolarmente complesso e dibattuto divida l’opinione pubblica.
A chi si rivolge?
La consultazione ha come destinatari tutti i soggetti interessati. Coloro che, in altre parole, sono direttamente o indirettamente interessati al tema e hanno voglia di esprimere la propria opinione. Gli interlocutori privilegiati sono quindi i singoli cittadini che operano nei settori dell’istruzione, della formazione, delle professioni e, più in generale, nel mondo del lavoro, pubblico e privato.
Come verrano utilizzati i
contributi?
Il processo di consultazione prevede varie fasi:
a. La prima è quella dell’acquisizione delle opinioni. In questa fase tutti quelli che sono interessati hanno la possibilità di rispondere ad alcuni Quesiti ed esprimere così la propria preferenza in merito al tema. Compilato il Questionario, ai partecipanti è data facoltà di chiedere che i propri contributi non siano pubblicati.
b. Al termine della consultazione, i contributi ricevuti saranno pubblicati, in forma anonima, sul sito istituzionale del MIUR. Il Ministero elaborerà anche un documento riepilogativo che sarà oggetto di pubblicazione.
c. Gli esiti della consultazione costituiranno il presupposto per tutte le proposte da sottoporre al Consiglio dei Ministri oltre che per i provvedimenti del Ministero.
d. Il MIUR potrà altresì organizzare uno o più seminari per la discussione del tema trattato anche con riferimento al contesto europeo e al panorama internazionale.
Come si partecipa?
La consultazione si svolge esclusivamente in modalità telematica.
Per partecipare è necessario, nell’ordine:
1. cliccare sul banner “Vai all’applicazione per la consultazione pubblica on line” ;
2. nella schermata “Autenticazione”, cliccare sulla voce “Registrati”;
3. inserire tutte le informazioni richieste tra cui il proprio indirizzo di posta elettronica;
4. tornare nella schermata “Autenticazione” e inserire le proprie credenziali di accesso (username e password) inviate all’indirizzo di posta elettronica indicato;
5. nella schermata “Contenuti del Questionario”, selezionare una o più Tematiche (I, II, III, e/o IV) di interesse in relazione alla/e quale/i si intende offrire il proprio contributo;
6. selezionare uno o più Quesiti, contraddistinti da una numerazione progressiva;
7. a) salvare il lavoro svolto se si desidera, in seguito, accedere nuovamente al sistema per effettuare modifiche e/o integrazioni; b) salvare il lavoro svolto; autorizzare/non autorizzare la pubblicazione delle risposte fornite; cliccare sul comando “Invia” se si desidera concludere, in via definitiva, la propria partecipazione alla consultazione.
La partecipazione si intende utilmente
effettuata anche qualora il contributo sia
stato reso con riferimento solo ad alcuni dei Quesiti
proposti.
Si segnala che è possibile accedere al documento di consultazione un numero illimitato di volte prima dell’inoltro definitivo; una volta eseguito l’inoltro di cui al punto 7 lettera b), non sarà possibile effettuare ulteriori accessi.
Per ulteriori chiarimenti sulle modalità di svolgimento, è possibile inviare le relative richieste all’indirizzo di posta elettronica: consultazionepubblica@istruzione.it.
Codice fiscale |
Indirizzo email |
Indirizzo email
conferma |
Regione di residenza |
Occupazione |
Titolo di studio |
Domanda recupero password |
Risposta recupero
password |
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Informativa Art. 13 del D.lgs n.196 del 2003 (codice in materia di
protezione dei dati personali). |
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Codice di controllo |
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Il Questionario è organizzato in quatto aree Tematiche.
Cliccando sulla voce "Rispondi" si accede ai quesiti relativi alla
Tematica di riferimento.
Per compilare interamente il Questionario, servendosi degli spunti di
approfondimento e del glossario, serve approssimativamente 1 ora. Prima
dell'inoltro definitivo è comunque possibile accedere al Questionario un numero
illimitato di volte.
Tematica I
Tematica I: Accesso alle professioni regolamentate
Rispondi (Hai risposto a 0 di 4 quesiti)
Tematica II
Tematica II: Pubblico Impiego
Rispondi (Hai risposto a 0 di 6 quesiti)
Tematica III
Tematica III: Valutazione dei titoli di studio
Rispondi (Hai risposto a 0 di 4 quesiti)
Tematica IV
Tematica IV: Questioni ulteriori
Rispondi (Hai risposto a 0 di 1 quesiti)
La percentuale di completamento è:
0%
Ricordati che non è necessario rispondere a tutti i Quesiti.
L'accesso alle professioni regolamentate impone alcune riflessioni: oggi l'abilitazione all'esercizio professionale viene conferita in seguito al superamento di un esame di abilitazione, cui sono ammessi a partecipare soltanto coloro che risultino in possesso del titolo di studio previsto dalla legge regolatrice della professione medesima. Il titolo di studio diventa quindi il presupposto essenziale per l'ammissione all'esame di Stato. Le questioni, allora, sono due. Prima: il conseguimento di un determinato titolo di studio costituisce una garanzia della qualità della prestazione professionale? In altre parole, la garanzia è anche nel conseguimento di un titolo di studio, oppure può/deve essere legata esclusivamente al superamento del relativo esame di abilitazione? Seconda questione: le modalità di funzionamento delle procedure di selezione per l'abilitazione professionale. La domanda è se le commissioni possano gestire efficientemente e approfonditamente la valutazione sul possesso delle competenze dei candidati. Da un lato, le stesse procedure di selezione - qualora il conseguimento di un titolo di studio dovesse considerarsi irrilevante per la partecipazione - potrebbero consentire di coinvolgere un numero molto più ampio di soggetti, garantendo maggiore competizione e il successo dei più meritevoli. Dall'altro, il coinvolgimento di un numero molto ampio di soggetti potrebbe rendere più complessa la gestione stessa della procedura di selezione.