Pubblica  Argomenti per le politiche pubbliche
24/04/2012
Argomenti

La consultazione pubblica sul valore legale dei titoli universitari.

 

Ministero dell'Istruzione, dell'Università e della Ricerca

Il 27 gennaio 2012, al termine del Consiglio dei Ministri, il Presidente del Consiglio Mario Monti ha annunciato di voler sottoporre a consultazione pubblica il tema del valore legale del titolo di studio, affidandone la gestione al Ministero dell’istruzione, dell’università e della ricerca. È una scelta che segna un elemento distintivo importante rispetto al passato. Quella che, in Europa, è oramai una prassi consolidata, in Italia ha trovato solo timide e sporadiche applicazioni.

C’è, da parte di tutti i componenti del Governo, la convinzione che debba essere tutta la cittadinanza (compresi i giovani) a contribuire alla ripresa economica, impegnandosi nella crescita e nello sviluppo. In quest’ottica, il contributo costruttivo di coloro che hanno un interesse o un’opinione diviene incentivo al miglioramento delle decisioni. Ne guadagnano le istituzioni, che accrescono la propria trasparenza; i cittadini, che guadagnano l’accessibilità all’attività del Governo; infine, ne guadagna il Paese intero, che si adegua agli standard dell’Unione europea.

L’idea di fondo è quella di trasformare la consultazione in un percorso, un elemento portante dell’azione di Governo che, prima di decidere, si ferma ad ascoltare la voce dei destinatari delle decisioni: i cittadini.

 Qual è il tema della consultazione?

Perché una consultazione pubblica?

A chi si rivolge?

Come verrano utilizzati i contributi?

Come si partecipa?


 

Il termine ultimo per partecipare alla consultazione è il 24 aprile 2012

Per ulteriori chiarimenti sulle modalità di svolgimento, è possibile inviare le relative richieste all’indirizzo di posta elettronica: consultazionepubblica@istruzione.it.

Qual è il tema della consultazione?

Il valore legale del titolo di studio è stato oggetto, nel corso degli ultimi anni, di un dibattito che ha coinvolto istituzioni, forze politiche e larghi strati dell’opinione pubblica, a livello nazionale e, prima ancora, europeo.
Il Servizio studi del Senato della Repubblica nel 2011 lo ha definito così: un istituto giuridico che va “desunto dal complesso di disposizioni che ricollegano un qualche effetto al conseguimento di un certo titolo scolastico o accademico” (Cfr. "Il valore legale del titolo di studio - Contesto europeo ed elementi di legislazione comparata", Dossier n. 280/2011).
Le ragioni che contribuiscono a rendere il tema complesso sono tante. La più importante è l’assenza di una disciplina normativa organica dell’istituto, con due conseguenze. La prima, più generale, è che c’è una pluralità di norme e strumenti normativi che disciplinano i titoli di studio rilasciati da istituti autorizzati. La seconda conseguenza è che ci sono almeno tre ambiti interessati dalle problematiche connesse al “valore legale del titolo di studio”:

  • l’accesso alle professioni;
  • il pubblico impiego;
  • gli ordinamenti scolastici e universitari.

La consultazione del Ministero dell’istruzione, dell’università e della ricerca (MIUR) si concentra sui primi due aspetti (ai quali corrispondono le Tematiche I e II del Questionario). Non riguarda, invece, due categorie:

  1. Il tema del valore legale del titolo di studio ai fini della progressione all’interno dei diversi cicli del sistema scolastico o universitario (il cd. “valore accademico”). La ragione dell’esclusione va ricercata nella scelta di circoscrivere l’oggetto della consultazione alle sole Tematiche strettamente connesse al mondo del lavoro.
  2. Il tema della rilevanza del titolo di studio per l’accesso all’impiego privato. In questo caso, infatti, il titolo di studio posseduto non assume una specifica rilevanza giuridica.

Un’apposita Sezione (Tematica III del Questionario) è dedicata al tema della valutazione dei titoli di studio, sia con riferimento all’accesso alle professioni regolamentate che con riferimento all’accesso e alla progressione in carriera nel pubblico impiego.
L’ultima Sezione (Tematica IV del Questionario) è volta a favorire il più possibile il dialogo aperto sulle Tematiche oggetto di discussione, in linea con l’intento partecipativo a cui si ispira la procedura.
Si segnala che la consultazione non affronta le questioni, anche complesse, di diritto nazionale e sovranazionale che verrebbero in rilievo in caso di riforme dell’attuale disciplina del “valore legale del titolo di studio”. Si tratta, infatti, di profili che è opportuno affrontare in un momento successivo agli esiti della presente consultazione, il cui scopo principale è quello di consentire all’opinione pubblica di esprimere il proprio orientamento sull’argomento, dal punto di vista dei riflessi sulla società e su parte del mondo del lavoro.
Al fine di migliorare la qualità della consultazione, anche in funzione di un suo utilizzo futuro in relazione a nuovi temi, il MIUR ha pensato di introdurre alcuni strumenti:

  • per fare in modo che le riflessioni degli interessati siano il più possibile attinenti all’ambito di discussione, ogni Tematica è correlata a una breve illustrazione delle principali questioni ad essa afferenti;
  • per agevolare la comprensione dei termini tecnico-giuridici utilizzati nel Questionario, e per fornire chiarimenti sulle espressioni utilizzate, viene messo a disposizione dei partecipanti un Glossario, contenente spiegazioni e annotazioni;
  • per consentire approfondimenti sui temi trattati con particolare riferimento al contesto europeo e al panorma internazionale, è consultabile il Dossier n. 280/2011 del Senato della Repubblica "Il valore legale del titolo di studio - Contesto europeo ed elementi di legislazione comparata" (in particolare, il par. 4 "Il contesto europeo: la normativa europea sul riconoscimento delle qualifiche professionali" e il par. 5 "Qualità dell'istruzione universitaria e accesso alle professioni in Inghilterra e negli Stati Uniti d'America").

A conclusione del Questionario, il MIUR intende “sondare” il livello di apprezzamento degli utenti, al fine di orientare la programmazione di consultazioni future sulle effettive esigenze, aspettative e richieste dei cittadini (Appendice Aiutateci a migliorare).

Perché una consultazione pubblica?

Lo scopo della consultazione è acquisire elementi di valutazione, spunti di riflessione, osservazioni e proposte da parte di tutti gli interessati.
Consultare i cittadini sui temi di maggiore interesse per la società civile è estremamente importante. L’apertura ai contributi esterni di coloro che hanno un interesse nei confronti della decisione pubblica assicura numerosi benefici:

a. Primo tra tutti quello della trasparenza. Maggiore partecipazione alla costruzione dei contenuti delle decisioni significa assicurare ai cittadini uno strumento ulteriore di controllo sull’attività delle amministrazioni.

b. Secondo beneficio, non meno importante, è quello dell’accessibilità: per i cittadini, un governo più inclusivo e disposto ad ascoltare, e accogliere, le opinioni dei destinatari delle decisioni. A sua volta, dalla partecipazione il Governo trae indicazioni preziose, utili a modellare la propria attività sulla base delle esigenze concrete della “base”, i cittadini e le imprese.

c. Il terzo vantaggio, infine, è l’allineamento ai principi generali europei in tema di consultazioni pubbliche. In Europa, infatti, la condivisione dei contenuti delle decisioni pubbliche costituisce da tempo una prassi consolidata. Ed è proprio in questa direzione che muove il Governo. Rendere cioè lo strumento consultivo una pratica diffusa, da utilizzare in tutte le occasioni in cui un tema particolarmente complesso e dibattuto divida l’opinione pubblica.

 

A chi si rivolge?

La consultazione ha come destinatari tutti i soggetti interessati. Coloro che, in altre parole, sono direttamente o indirettamente interessati al tema e hanno voglia di esprimere la propria opinione. Gli interlocutori privilegiati sono quindi i singoli cittadini che operano nei settori dell’istruzione, della formazione, delle professioni e, più in generale, nel mondo del lavoro, pubblico e privato.

Come verrano utilizzati i contributi?

Il processo di consultazione prevede varie fasi:

a. La prima è quella dell’acquisizione delle opinioni. In questa fase tutti quelli che sono interessati hanno la possibilità di rispondere ad alcuni Quesiti ed esprimere così la propria preferenza in merito al tema. Compilato il Questionario, ai partecipanti è data facoltà di chiedere che i propri contributi non siano pubblicati.

b. Al termine della consultazione, i contributi ricevuti saranno pubblicati, in forma anonima, sul sito istituzionale del MIUR. Il Ministero elaborerà anche un documento riepilogativo che sarà oggetto di pubblicazione.

c. Gli esiti della consultazione costituiranno il presupposto per tutte le proposte da sottoporre al Consiglio dei Ministri oltre che per i provvedimenti del Ministero.

d. Il MIUR potrà altresì organizzare uno o più seminari per la discussione del tema trattato anche con riferimento al contesto europeo e al panorama internazionale.

 

Come si partecipa?

La consultazione si svolge esclusivamente in modalità telematica.

Per partecipare è necessario, nell’ordine:

1.   cliccare sul banner “Vai all’applicazione per la consultazione pubblica on line” ;

2.   nella schermata “Autenticazione”, cliccare sulla voce “Registrati”;

3.   inserire tutte le informazioni richieste tra cui il proprio indirizzo di posta elettronica;

4.   tornare nella schermata “Autenticazione” e inserire le proprie credenziali di accesso (username e password) inviate all’indirizzo di posta elettronica indicato;

5.   nella schermata “Contenuti del Questionario”, selezionare una o più Tematiche (I, II, III, e/o IV) di interesse in relazione alla/e quale/i si intende offrire il proprio contributo;

6.   selezionare uno o più Quesiti, contraddistinti da una numerazione progressiva;

7.   a)  salvare  il  lavoro  svolto  se  si  desidera,  in  seguito,  accedere  nuovamente  al  sistema  per effettuare modifiche e/o integrazioni; b) salvare il lavoro svolto; autorizzare/non autorizzare la pubblicazione delle risposte fornite; cliccare sul comando “Invia” se si desidera concludere, in via definitiva, la propria partecipazione alla consultazione.

La  partecipazione  si  intende  utilmente  effettuata  anche  qualora  il  contributo  sia  stato  reso  con riferimento solo ad alcuni dei Quesiti proposti.

Si segnala che è possibile accedere al documento di consultazione un numero illimitato di volte prima dell’inoltro definitivo; una volta eseguito l’inoltro di cui al punto 7 lettera b), non sarà possibile effettuare ulteriori accessi.

Per ulteriori chiarimenti sulle modalità di svolgimento, è possibile inviare le relative richieste all’indirizzo di posta elettronica: consultazionepubblica@istruzione.it.

Registrazione

Codice fiscale

Indirizzo email

Indirizzo email conferma

Regione di residenza

Occupazione

Titolo di studio

Domanda recupero password

Risposta recupero password

 

 

Informativa

Art. 13 del D.lgs n.196 del 2003 (codice in materia di protezione dei dati personali).
I dati personali forniti partecipando alla consultazione pubblica sul valore legale del titolo di studio saranno utilizzati, con procedure anche informatizzate, dalle unità competenti del MIUR nei modi e nei limiti necessari per lo svolgimento della consultazione stessa. Il conferimento dei dati richiesti è obbligatorio ai fini della partecipazione alla consultazione. Gli interessati possono esercitare i diritti elencati dall'articolo 7 del Codice in materia di protezione dei dati personali (Decreto legislativo n. 196 del 2003) inviando apposita richiesta all'indirizzo di posta elettronica: consultazionepubblica@istruzione.it

Codice di controllo

 

 

 

 

Contenuti del Questionario

Il Questionario è organizzato in quatto aree Tematiche. Cliccando sulla voce "Rispondi" si accede ai quesiti relativi alla Tematica di riferimento.
Per compilare interamente il Questionario, servendosi degli spunti di approfondimento e del glossario, serve approssimativamente 1 ora. Prima dell'inoltro definitivo è comunque possibile accedere al Questionario un numero illimitato di volte.

Tematica I 

Tematica I: Accesso alle professioni regolamentate

Rispondi (Hai risposto a 0 di 4 quesiti)

 

Tematica II 

Tematica II: Pubblico Impiego

Rispondi (Hai risposto a 0 di 6 quesiti)

 

Tematica III 

Tematica III: Valutazione dei titoli di studio

Rispondi (Hai risposto a 0 di 4 quesiti)

 

Tematica IV 

Tematica IV: Questioni ulteriori

Rispondi (Hai risposto a 0 di 1 quesiti)

 

La percentuale di completamento è:

0%


Ricordati che non è necessario rispondere a tutti i Quesiti.  

Tematica I: Accesso alle professioni regolamentate - Spunti di approfondimento

L'accesso alle professioni regolamentate impone alcune riflessioni: oggi l'abilitazione all'esercizio professionale viene conferita in seguito al superamento di un esame di abilitazione, cui sono ammessi a partecipare soltanto coloro che risultino in possesso del titolo di studio previsto dalla legge regolatrice della professione medesima. Il titolo di studio diventa quindi il presupposto essenziale per l'ammissione all'esame di Stato. Le questioni, allora, sono due. Prima: il conseguimento di un determinato titolo di studio costituisce una garanzia della qualità della prestazione professionale? In altre parole, la garanzia è anche nel conseguimento di un titolo di studio, oppure può/deve essere legata esclusivamente al superamento del relativo esame di abilitazione? Seconda questione: le modalità di funzionamento delle procedure di selezione per l'abilitazione professionale. La domanda è se le commissioni possano gestire efficientemente e approfonditamente la valutazione sul possesso delle competenze dei candidati. Da un lato, le stesse procedure di selezione - qualora il conseguimento di un titolo di studio dovesse considerarsi irrilevante per la partecipazione - potrebbero consentire di coinvolgere un numero molto più ampio di soggetti, garantendo maggiore competizione e il successo dei più meritevoli. Dall'altro, il coinvolgimento di un numero molto ampio di soggetti potrebbe rendere più complessa la gestione stessa della procedura di selezione.

 

Quesito 1

Come giudicate la necessità di possedere uno specifico titolo di studio per poter esercitare una determinata professione?

a) Positivamente, perché il possesso di uno specifico titolo di studio garantisce la qualità della prestazione resa dal professionista, che il cliente potrebbe non essere in grado di verificare da solo.
b) Negativamente, perché la necessità di possedere uno specifico titolo di studio impedisce che soggetti con competenze acquisite attraverso l'esperienza pratica e/o attraverso studi personali possano esercitare una determinata professione.
c) Dipende dal tipo di professione.
In questo caso, potete indicare le professioni alle quali vi riferite e illustrare la vostra opinione (max 500 caratteri):

 

Quesito 2

Come valutate la necessità di possedere uno specifico titolo di studio per l'ammissione all'esame di abilitazione per l'esercizio di una professione?

a) Positivamente, perché il possesso di uno specifico titolo di studio è garanzia di preparazione adeguata e consente di selezionare, fin da subito, gli ammessi all'esame di abilitazione.
b) Negativamente, perché il superamento dell'esame di abilitazione è sufficiente a dimostrare il possesso di adeguate competenze.
c) Dipende dal tipo di professione.
In questo caso, potete indicare le professioni alle quali vi riferite e illustrare la vostra opinione (max 500 caratteri):

 

Quesito 3

Ritenete che vi siano professioni non regolamentate, per le quali dovrebbe essere richiesto uno specifico titolo di studio, attualmente non necessario?

a) Sì.
In questo caso, potete indicare le professioni alle quali vi riferite e il titolo di studio che dovrebbe essere richiesto (max 500 caratteri):

b) No.

 

Quesito 4

Ritenete che vi siano professioni per le quali il titolo di studio oggi richiesto sia eccessivo rispetto al tipo di prestazione che si è chiamati a svolgere?

a) Sì.
In questo caso, potete indicare le professioni alle quali vi riferite e il differente titolo di studio che dovrebbe essere richiesto (max 500 caratteri):

b) No.

Tematica II: Pubblico Impiego - Spunti di approfondimento

Il principio posto dall'articolo 97 della Costituzione, per cui agli impieghi nelle pubbliche amministrazioni si accede tramite concorso, di per sé neutro rispetto al problema del valore legale del titolo di studio. Questo, infatti, riguarda la necessità o meno del titolo di studio come requisito di partecipazione alle prove concorsuali (sia con riferimento all'accesso che con riferimento alle progressioni in carriera), o come elemento in grado di conferire punteggi aggiuntivi. La questione dibattuta è un'altra e riguarda la fondatezza o meno dell'idea per cui l'avvenuto conseguimento di un determinato titolo di studio costituisca garanzia necessaria delle competenze possedute. Se cioè detta garanzia si fondi sull'avvenuto conseguimento di un titolo di studio, o se invece debba essere valutata in base alle conoscenze/competenze acquisite (ad esempio, l'esperienza acquisita sul campo; gli studi condotti, anche a titolo personale), accertate tramite le relative prove concorsuali, a prescindere dal titolo di studio posseduto. C'è poi un secondo aspetto importante: quello relativo alle modalità di funzionamento delle procedure concorsuali. La domanda è se le commissioni possano gestire efficientemente e approfonditamente la valutazione sul possesso delle competenze dei candidati. Da un lato, le stesse procedure di selezione - qualora il conseguimento di un titolo di studio dovesse considerarsi irrilevante per la partecipazione - potrebbero consentire di coinvolgere un numero molto più ampio di soggetti, garantendo maggiore competizione e il successo dei più meritevoli. Dall'altro, il coinvolgimento di un numero molto ampio di soggetti potrebbe rendere più complessa la gestione stessa della procedura di selezione.

 

Quesito 5

Ritenete necessario il possesso di uno specifico titolo di studio per l'accesso al pubblico impiego?

a) Sì, perché il possesso di uno specifico titolo di studio garantisce professionalità e competenza da parte di impiegati, funzionari e dirigenti pubblici ed evita un'eccessiva discrezionalità nella loro assunzione.
b) No, perché il titolo di studio puó essere poco significativo in rapporto alle funzioni da svolgere e il possesso di adeguate competenze dovrebbe essere accertato esclusivamente in sede di svolgimento delle prove concorsuali.
c) Dipende dal tipo di funzioni che si è chiamati a svolgere.
In questo caso, potete indicare le funzioni alle quali vi riferite e illustrare la vostra opinione (max 500 caratteri):

 

Quesito 6

Ritenete necessario il conseguimento di un voto elevato, all'esito del percorso di studi svolto, per partecipare ai concorsi per l'accesso ad alcune tipologie di impiego/qualifiche nella pubblica amministrazione?

a) Sì, perché solo i più meritevoli devono poter accedere a ranghi elevati e/o a funzioni particolarmente qualificate nella pubblica amministrazione.
b) No, perché, indipendentemente dalla votazione finale, il titolo conseguito assicura il possesso delle competenze/conoscenze necessarie.
c) Altro.
In questo caso, potete illustrare la vostra opinione (max 500 caratteri):

 

Quesito 7

Come giudicate le disposizioni dei bandi di concorso che prevedono l'attribuzione di punteggi aggiuntivi a coloro che abbiano conseguito un voto di laurea elevato?

a) Positivamente, perché il voto di laurea conseguito è espressione di particolare impegno, bravura e competenza.
b) Negativamente, perché il voto di laurea conseguito consente valutazioni comparative, di merito, solo tra studenti dello stesso ateneo.
c) Altro.
In questo caso, potete illustrare la vostra opinione (max 500 caratteri):

 

Quesito 8

Ritenete che vi siano concorsi in cui, pur non essendo attualmente prevista, dovrebbe essere richiesta la laurea? Quali in particolare? E quale laurea?

a) Sì.
In questo caso, potete indicare i concorsi ai quali vi riferite e la laurea che dovrebbe essere richiesta (max 500 caratteri):

b) No.

 

Quesito 9

Ritenete che vi siano concorsi per i quali il titolo di studio oggi richiesto sia eccessivo rispetto al tipo di funzioni che si è chiamati a svolgere?

a) Sì.
In questo caso, potete indicare i concorsi ai quali vi riferite e il differente titolo di studio che dovrebbe essere richiesto (max 500 caratteri):

b) No.

 

Quesito 10

Come giudicate la necessità che i dipendenti pubblici debbano possedere uno specifico titolo di studio ai fini delle progressioni in carriera c.d. verticali?

a) Positivamente, perché il possesso di uno specifico titolo di studio garantisce l'idoneità del dipendente a svolgere attività riconducibili all'area funzionale superiore.
b) Negativamente, perché il passaggio da un'area funzionale all'altra dovrebbe basarsi, esclusivamente, sulle competenze acquisite attraverso l'esperienza maturata nell'amministrazione e/o attraverso studi personali.
c) Altro.
In questo caso, potete illustrare la vostra opinione (max 500 caratteri):

Tematica III: Valutazione dei titoli di studio - Spunti di approfondimento

Nel nostro ordinamento si presume che tutti coloro che posseggono il medesimo titolo di studio (ad esempio "laurea in giurisprudenza") abbiano la medesima preparazione. Altri elementi, ad esempio l'istituto che ha rilasciato il titolo o il tempo impiegato per conseguirlo, non hanno alcun rilievo. Solo in alcuni casi rileva il voto con il quale il titolo è stato conseguito. In un sistema che riconosce valore legale ai titoli di studio, si discute pertanto sulla opportunità o meno di differenziare tra loro titoli di studio nominalmente equivalenti. Questo potrebbe rilevare sia ai fini dell'ammissione a esami o concorsi pubblici, che ai fini dell'attribuzione di specifici punteggi in sede di esame o concorso. La questione investe diversi profili, tra cui:

  • - l'individuazione del/i soggetto/i competente/i ad effettuare le valutazioni;
  • - gli effetti che i necessari aggiornamenti periodici dei dati potrebbero produrre sulla stabilità delle valutazioni;
  • - i riflessi che le valutazioni potrebbero avere sulle strutture di formazione, sugli studenti e, più in generale, sulla società.

Quesito 11

Come giudichereste una differenziazione qualitativa di titoli di studio nominalmente equivalenti?

a) Positivamente, perché darebbe vita ad un sistema maggiormente meritocratico e costituirebbe un incentivo ad una formazione migliore per studenti ed istituzioni scolastiche/universitarie.
b) Negativamente, perché creerebbe distinzioni basate su criteri opinabili e potrebbe pregiudicare chi non puó accedere alla formazione ritenuta piú qualificante.
c) Altro.
In questo caso, potete illustrare la vostra opinione e la relativa motivazione (max 500 caratteri):

 

Quesito 12

Per quali finalità ritenete possa essere utile una differenziazione tra titoli di studio nominalmente equivalenti?

a) Per selezionare i partecipanti ad un pubblico concorso ovvero all'esame di abilitazione per l'esercizio di una professione.
b) Per attribuire punteggi differenti ai partecipanti ad un pubblico concorso ovvero all'esame di abilitazione per l'esercizio di una professione e ai dipendenti pubblici ai fini delle progressioni in carriera.
c) Per altre finalità.
In questo caso, potete indicare le finalità alle quali vi riferite (max 500 caratteri):

 

Quesito 13

Ai fini di un'eventuale differenziazione di titoli di studio nominalmente equivalenti, quali valutazioni ritenete che dovrebbero rilevare?

a) Valutazioni relative all'istituto che ha rilasciato il titolo (esistenza di procedure selettive per l'accesso al corso di studi; numero di studenti; numero di abbandoni; numero di studenti che si laureano con il massimo dei voti; voto medio conseguito; strutture didattiche; curricula dei docenti; piani di studio, etc).
b) Valutazioni relative al percorso di studi proprio di ogni soggetto (tempo impiegato per conseguire il titolo; voti conseguiti durante il corso di studi; votazione finale, etc).
c) Sia a) che b).
d) Altre valutazioni.
In questo caso, potete indicare le valutazioni alle quali vi riferite (max 500 caratteri):

 

Quesito 14

Ai fini di un'eventuale differenziazione di titoli di studio nominalmente equivalenti, chi ritenete che dovrebbe operare le relative valutazioni?

a) Un organismo centrale, che dovrebbe valutare i titoli di studio rilasciati da ciascun istituto autorizzato e/o fornire criteri per valutare il singolo soggetto che abbia conseguito un titolo di studio.
b) Ciascuna commissione d'esame o di concorso.
c) Ciascuna commissione d'esame o di concorso sulla base di informazioni e criteri generali elaborati ai sensi della lettera a).
d) Altro.
In questo caso, potete illustrare la vostra opinione (max 500 caratteri):

Tematica IV: Questioni ulteriori

Quesito 15

Avete ulteriori osservazioni o proposte sugli argomenti discussi in questo documento o su ulteriori temi o questioni che ritenete connessi alla materia del valore legale del titolo di studio (max 1000 caratteri)?

Il testo della consultazione
Poiché si tratta di un documento di rilevante interesse, presumibilmente redatto con l’impiego di denaro pubblico, riteniamo utile mettere a disposizione di tutti, anche di chi non ha voluto o potuto accedere (fornendo il suo codice fiscale), il testo del questionario, per una sua trasparente valutazione, anche a consultazione conclusa. Il testo originale è consultabile alla pagina http://www.istruzione.it/web/ministero/consultazione-pubblica
Gloria Regonini
è professore
all'Università
degli Studi
di Milano. Qui
trovate contatti
e curriculum